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sabato, novembre 25, 2006

DEMO nelle fumetterie

In questi giorni DEMO sta arrivando nelle fumetterie di tutta Italia.
Gli ordini ricevuti sono stati considerevoli, e su MEGA di novembre potete trovare una preview della cover e di 4 tavole tratte da uno degli episodi, tanto per solleticare l'interesse dei lettori.
Oltre ai commenti apparsi su vari forum, di cui avete trovato degli esempi nel precedente post, iniziano ad apparire su internet anche le prime recensioni ufficiali del volume.
La prima in assoluto la trovate su Fumetti di Carta - il sito dell'Elite, precisamente qua.


Vi consigliamo di mettere tra i Preferiti il link al sito, uno dei migliori nel panorama fumettistico internettiano, con aggiornamenti sempre puntuali e mai banali, e rubriche di grande interesse come House of Mistery e Il Dizionario Sentimentale dei Fumetti.

Per gentile concessione dei curatori del sito e dell'autore della recensione, ve ne postiamo alcuni estratti significativi:

DEMO

recensione di Francesco "Baro" Barilli


Sono duri e taglienti i 12 racconti di questa maxiserie. Si tratta di storie autoconclusive, in cui l’unico filo comune è l’idea dello scrittore (un ottimo Brian Wood) che immagina le vite di adolescenti americani sconvolte dalla scoperta di possedere poteri superumani. Poteri che, ben lungi dal facilitare le loro vite o dal portarli a “combattere per un mondo migliore”, costituiscono solo il retaggio della diversità. Una diversità che va a sommarsi alle mille difficoltà di un’età delicata, di una società sempre più crudele e di situazioni di marginalità, tanto che la componente fantastica data dai superpoteri a volte resta sullo sfondo dei racconti, non costituendone l’ingrediente fondamentale, a favore di uno sviluppo intimista e drammatico.

L’idea di rendere contemporaneamente questa maxiserie un unico affresco conservando l’unicità delle singole storie si concretizza grazie alle scelte grafiche della disegnatrice, Becky Cloonan, una giovane artista dotata di talento e di un tratto ruvido e incisivo, ma soprattutto capace di una versatilità che le consente di caratterizzare ogni storia come tipica, unica, fermo restando il filo conduttore che in ogni racconto ci proporrà i protagonisti di fronte a dolorose scelte esistenziali.


Per avere un’idea della duttilità della disegnatrice, provate a dare un’occhiata all’impressionante stacco stilistico fra due degli episodi più riusciti, il settimo e l’ottavo. Uno è il racconto di un militare americano volontario in Iraq, arruolatosi per far fronte alle ristrettezze economiche, i cui scrupoli morali gli impediscono di mettere a frutto il suo dono di una mira infallibile; l’altro è la storia atroce di un ragazzo che ascolta e “vive “ la cassetta dove la sua ragazza ha inciso la sua versione della loro storia d’amore. Il primo episodio è disegnato con un contrasto cupo, terrificante, in cui nelle prime tre tavole appare la sagoma inquietante dell’aereo che trasporta i militari verso Baghdad, bianca e accecante su un cielo nero in cui sembrano precipitare i diversi destini dei passeggeri. Il secondo, nonostante la drammaticità della trama (sulla scelta definitiva della co-protagonista non voglio anticipare nulla), è disegnato con uno stile quasi “solare”, etereo come l’immagine della ragazza che il protagonista lascia libera al suo destino, mentre con dolore getta la cassetta, irripetibile testimonianza di tutta una vita che poteva essere diversa.

(Un solo consiglio: se non volete sprofondare nel “malessere di vivere” evitate di leggere quei due racconti, come invece ho fatto io, con i Radiohead in sottofondo…).